Ubud – La ricetta della felicità

La prima tappa, arrivate a Bali, è stata Ubud. Il cuore dell’isola è immerso nel verde, baciato dai raggi del sole e reso ancora più rigoglioso dall’umidità della notte. Abbiamo scelto di passare due notti in un posto molto carino, Villa Akasha, e partire da qui ad organizzare le prossime tappe del viaggio. Qui abbiamo dormito in una dome in bamboo, una sorta di cupola, che dava sulle risaie vicine e che lasciava filtrare la luce del mattino.

La prima volta nel centro di Ubud era all’imbrunire, brulicante di persone. Affascinante e suggestiva, con quell’aria un po’ mistica che la caratterizza, è un posto magico, che non può mancare in un viaggio a Bali.
Nonostante la maggior parte di negozi, locali, bar e ristoranti siano attrazioni per i turisti, c’è ancora qualche posto interessante. Mi ricordo che per cena abbiamo scoperto questo posto per caso, dove lo chef propone le ricette della cucina indonesiana, di Sumatra e Java, offrendo piatti autentici, originali e poco conosciuti. Si chiama Nusantara. E’ stata una cena particolare e curiosa, una coccola che ci siamo regalate in questo viaggio meraviglioso.

Per l’indirizzo esatto chiedete a Google, il nome completo invece è Nusantara By Locavore

Per il benessere del corpo vi consiglio di lasciarvi ispirare dai colori e dai profumi dei posti che incontrate, per scegliere quello che più vi piace. Avremmo tanto voluto andare in questo con le mie amiche, NUR Salon Ubud, che è la SPA più antica di Ubud, ma il bello di scoprire i posti per caso, soprattutto quelli molto particolari, è anche a volte rimani con l’acquolina in bocca per il mistero.

Per soddisfare la curiosità, vale la pena svegliarsi all’alba per un giro al mercato, meglio tra le 4 e le 6.30, prima che arrivino i turisti. Questo è forse uno dei pochi posti rimasti ancora veramente autentici – e spero lo rimanga ancora per molto – dove è possibile vedere e conoscere la cultura del posto. Suoni, colori, profumi, tutto è perfetto, come in un quadro.

Dormire una notte ad Ubud merita, proprio per le emozioni che regala tutto il giorno. Il nostro ostello non era particolarmente carino, ma era in una posizione centrale, perfetta per gli ultimi giri da fare nel centro del paese.

E qui è stata proprio una simpatica signora che ci ha regalato la sua ricetta della felicità: “don’t think too much, enjoy life and keep smiling” – e con questo sorriso siamo partite alla scoperta del nord dell’isola.

Le 5 al mercato di Ubud

I mercati sono i miei posti preferiti per conoscere la cultura del paese in cui sto viaggiando, per guardare le persone, per capire cosa e come si mangia. Ne vale la pena svegliarsi alle 5 di mattina per una passeggiata al mercato.

Qui a Bali in particolare, dal momento che appena sorge il sole si alzano anche il caldo e l’umidità, prima ci si muove, meglio è.
E infatti le strade sono già piene di motorini, auto e gente a piedi che si recano al mercato per le compere della giornata. Riuscite a sentire il chiacchiericcio e il rumore dei motorini?

Ma ne vale la pena soprattutto per i colori e i profumi, per la frutta curiosa, le pietanze che fumano nelle pentole, le anziane signore che ti porgono dei dolcetti strani e coloratissimi…

Avrei tanto voluto sapere il balinese per chiedere cosa fossero!

Mantova

Era da una vita che volevo andarci – e finalmente questo autunno l’ho vista.
E’ un piccolo gioiellino, che si fa ammirare ancora prima di arrivare in città… si arriva da Ponte San Giorgio, attraversando il Mincio, direttamente di fronte al Palazzo Ducale.
E’ una poesia per gli occhi!

Quel giorno poi c’era una bellissima luce, l’aria era frizzante ma il sole ha accompagnato la giornata divinamente, permettendo una bellissima passeggiata per la città e la visita di Palazzo Te – che deve il nome ad una delle isole che costituivano Mantova nel XV secolo, e in particolare alla più piccola, chiamata Tejeto, poi abbreviato in Te.

Il palazzo, immerso nel verde, era il luogo di svago per la famiglia Gonzaga, e diversi affreschi e decorazioni delle sale ne rendono molto bene l’idea.
La Sala dei Cavalli mi è rimasta particolarmente impressa, per la maestosità e i dettagli degli affreschi che rappresentano i destrieri nel loro nobile portamento.

Per pranzo abbiamo provato questo posticino di giovani ragazzi, che reinterpretano i classici della cucina mantovana con abbinamenti interessanti – si chiama Sucar Brusc, e merita provarlo se vi capita!

Il riso alla zucca, riduzione di Lambrusco e salamella

E poi, a neanche 10 minuti a piedi da qui, c’è una meraviglia che non avrei mai scoperto da sola!
Sto parlando del Teatro Scientifico del Bibiena, che risale alla fine del 1700 e che è un altro piccolo gioiello custodito dalla città. In attesa di poterci tornare, questa volta a godere di un concerto, non resta che ammirarne l’eleganza…

Marzamemi

Questo piccolo paesino affacciato sul mare per me rappresenta la convivialità.
È davvero molto piccolo, si può girare tutto in poco più di un’oretta, un paio d’ore contando qualche tappa per le foto – perché i colori sono meravigliosi (già ve ne ho parlato della bellissima luce che si trova in Sicilia).

Il motivo principale per cui mi è piaciuta tanto Marzamemi è ovviamente perché è un piccolo porto. Nonostante fosse brulicante di gente, per lo più italiani, in visita a parenti e amici, siamo comunque riuscite a ritagliarci un posticino per fare aperitivo, gustando le delizie del posto – ho amato la Sicilia per i suoi meravigliosi sapori – e lasciandoci trasportare dalle chiacchiere al tramonto nella piazza del paesino.

Liccamuciula – la sua particolarità è di essere enoteca e libreria, ma anche un posto dove comprare ottime leccornie – si affaccia su Piazza Regina Margherita ed è baciato dal sole al tramonto.
Ed è stato di ispirazione per una cosa che avrei fatto molto tempo dopo… Le marmellate di verdure!

Ho assaggiato qui, con dei formaggi locali, accompagnati da ottimo vino, delle marmellate di verdure, mai assaggiate prima, e fantastiche!
In particolare quella di melanzane, che ho ricercato dappertutto in quel viaggio, ma anche una volta rientrata a casa, e che poi ho deciso di provare a fare da sola con grande successo 😉

Singapore

Avevo letto diversi articoli su Singapore, come faccio spesso prima di ogni viaggio, ma trovarsi di fronte il Marina Bay Sands o camminare tra gli alberi ai Gardens by the Bay, è davvero un’esperienza.

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C’è una bellissima luce qui, e camminare tra le vie dei tanti quartieri multietnici è come attraversare diversi paesi nell’arco di un pomeriggio.
A Little India puoi avere un assaggio della cultura indiana, ci sono diversi templi frequentati da moltissime persone, in cui si può assistere alle cerimonie religiose. Rigorosamente circondati dal frastuono, da voci e musiche, dopo il viaggio a Delhi e Varanasi, posso dire che sembra proprio di essere in India.

Proseguendo su Serangoon Road ad un certo punto incontrerete il Mustafa Centre che non è altro che un mega centro commerciale di quattro piani aperto 24 ore su 24 e stipato di qualsiasi cosa si possa immaginare. Ma la cosa ancora più assurda di questo posto sono le diverse decine di tipologie disponibili per ogni prodotto – da farci un giro, per osservare la società.

Poco distante da qui si trova invece una cultura ancora diversa, quella islamica, nel quartiere Kampong Glam che si sviluppa tra Haji Lane e Arab Street. Anche questo posto è un brulicare di persone, attratte dai murales e dai colori accesi degli edifici.

“Singapore è una giungla ammaestrata, addomesticata. Dappertutto questa forza mostruosa della giungla esplode, trasformata in prati, in parchi, in culture, in campi di orchidee. È il porto più salubre dell’Asia.”
– Jean Cocteau

Gardens by the Bay & Marina Bay Sands

Poter visitare i posti di cui avevo tanto letto e sentito parlare, è stato davvero un’esperienza. Singapore è stata un’esperienza.

Lo Skyway Walk ai Gardens by the Bay è una passeggiata sospesa a 22 metri di altezza che si snoda attraverso i giardini verticali, i Supertree Grove, offrendo una vista mozzafiato su tutta Marina Bay, e se ci salite appena prima del tramonto sarà sicuramente indimenticabile! C’è sempre un po’ di fila, ma scorre veloce e non si può venire a Singapore e non fare questa esperienza.

Con le mie amiche siamo capitate per caso ai Gardens by the Bay nel tardo pomeriggio, proprio appena arrivate in città, quando si iniziava a boccheggiare meno per il caldo e l’umidità (dovunque in quel viaggio in Asia non ho mai patito così l’afa come qui!), e quando diventava finalmente piacevole girare senza una meta ben precisa. Tipico di quando sei all’ultima tappa di un viaggio, in un misto di malinconia e felicità per le cose belle viste fin qui e per la voglia di tornare a casa.

E, senza saperlo, il tramonto era anche il momento perfetto per godersi lo spettacolo.

Stese sull’erba, spensierate e naso all’insù, ci siamo proprio godute lo spettacolo di luci e suoni dei Supertree, una vera poesia – non a caso si chiama Garden Rhapsody.

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Haji Lane, Singapore

E’ famosa per i suoi colori, oltre che per gli innumerevoli negozietti e locali dove fermarsi per uno spuntino o per un aperitivo, da bravi italiani, ed è stato uno dei miei posti preferiti a Singapore.

Se doveste trovarvi in zona per pranzo, vi consiglio un posto dove ho mangiato benissimo, piccolo ma veramente carino – si chiama LIMAA.
E’ gestito da una famiglia, lei prepara i succhi freschi e gli estratti, le insalate e accoglie i clienti, lui cucina, mentre il loro bimbo, che ormai sarà cresciuto (era il 2018 quando ero in viaggio!), intrattiene gli ospiti.
(LIMAA, 51 Haji Lane)

Tra i tanti locali che ci sono in zona, ce n’è uno letteralmente immerso nei murales – un’altra delle cose di cui mi piace andare alla scoperta in giro per il mondo, come quella volta al Beco do Batman a Sao Paulo – ed è il Blujaz Cafe, all’angolo con il Funq, conosciuto soprattutto per la musica dal vivo.
(Blujaz Café, 11 Bali Lane, Historic Kampong Glam,
Funq, 19 & 21, Haji Lane, Historic Kampong Glam)

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E sempre li vicino, nascosto tra gli ingressi dei palazzi, c’è un piccolo gallery store, Supermama, in cui potrete trovare diversi oggetti di design, piccoli ricordi, in legno o porcellana made in Japan, oggetti per la casa, ma anche giocattoli per bambini.
(Supermama, 265 Beach Road)

 

Tanah Lot

Credo che questo sia uno dei posti che mi sono rimasti più impressi di tutta Bali.

Nonostante le tantissime persone che si possono trovare, soprattutto quando c’è la bassa marea che permette di arrivarci, è comunque molto suggestivo.
Per la sua posizione, circondato dal mare quando c’è alta marea, protesa verso l’oceano, e per la spiritualità che si percepisce.

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Pura Tanah Lot si trova a circa 30km da Denpasar, nella località di Tabanan. E’ un tempio dedicato alla venerazione delle divinità marine. Sotto la formazione di rocce su cui è costruito il tempio, sgorga una sorgente di acqua sacra che viene utilizzata per alcuni riti di purificazione, ai quali chiunque può partecipare con una piccola donazione.

Concedetevi del tempo per ammirare l’oceano che si scontra con forza sulla scogliera alla base del tempio. E non sarà difficile, con un po’ di pazienza, scorgere i mangkus, i sacerdoti del tempio, vestiti di bianco, che osservano dall’alto questi strani bule (se ricordo bene si pronuncia bulé, ovvero gli stranieri).

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Yogyakarta, alba e tramonto

Borobudur e Prambanan. Buddismo e induismo.

Quella mattina la sveglia è suonata alle 3, risveglio ammorbidito da una tazza di tè prima di partire. Ben vestite perché faceva freschetto, con Serena, la mia amica con cui ero in viaggio in Indonesia, siamo salite sul furgoncino dei ragazzi di Frogstay dove stavamo durante il periodo a Yogyakarta, e siamo partite alle volta di Borobudur.

Il viaggio, durato un’oretta circa, sembrava interminabile e quell’ora di mattina, intervallando buche sulle strada, ancora qualche riposino, e le canzoni delle cassette in sottofondo. Però ne è valso la pena. E nonostante non fossimo riuscite a vedere il sorgere del sole a causa delle troppe nuvole, è stata comunque una bellissima esperienza.

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Arrivati al parcheggio verso le 5, il sole stava iniziando il suo risveglio, ed eravamo giusto in tempo per la camminata lungo il viale nel giardino dell’hotel Manohara (da cui si accede prima dell’alba) che ci avrebbe portato ai piedi del tempio. Immenso e solenne.

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Salite i gradini che vi portano fino in alto, tra le stupa di diverse dimensioni, e godetevi lo spettacolo del sole che sorge.

Prambanan, che invece si trova a circa mezz’ora di auto dal centro di Jogja, come la chiamano gli abitanti del posto, è un tempio induista, patrimonio dell’UNESCO. Costruito in risposta a Borobudur, lo ricorda un po’ per la costruzione, mentre le dimensioni e la struttura ne esaltano l’unicità. Il tempio principale e il più alto, con i suoi quasi 50 metri, è dedicato a Shiva, il distruttore; a fianco quelli di Vishnu, il preservatore, e Brahma, il creatore.

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Vi consiglio di andarci il pomeriggio tardi, verso il tramonto, perché è meraviglioso attraversare l’enorme distesa che precede il complesso, e passeggiare tra i templi illuminati dagli ultimi raggi del sole.

Jimbaran, al mercato del pesce

Fatevi portare assolutamente a mangiare al mercato del pesce di Jimbaran, il più grande sull’isola di Bali.

Vi ho già parlato della mia passione sfrenata per i mercati, in particolare quelli del pesce. E questo ne vale veramente la pena per conoscere un altro aspetto della cultura balinese. Ovviamente meglio essere accompagnati – non che non si possa andare da soli, ma tanti venditori non parlano inglese – per non perdersi delle chicche e per riuscire ad avere il pesce migliore.

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Immaginatevi il caldo torrido, i 30 gradi secchi ma con un minimo di umidità che cresce entrando nel gigantesco capannone un po’ instabile dove si svolge il mercato. Entrando verrete sommersi dal buio e dal vociare dei venditori di pesce, dei bambini che corrono a piedi nudi tra le bancarelle, dal costante rumore di acqua scrosciante… vi si aprirà un mondo di colori, di espressioni, che non potrà che affascinarvi.

Dopo vari giri abbiamo scelto cosa avremmo mangiato per pranzo, comprato, e speso davvero pochissimo (poco più di 3 euro per 1kg di gamberi, di due specie), grazie alla nostra guida per quel giorno – Binot, conosciuto all’ostello a Ubud che poi ci ha portato anche a Uluwatu e Tanah Lot – e ci siamo dirette verso le cucine, all’uscita dal mercato.
Griglie che vanno che è una meraviglia, gigantesche padelle per friggere e gentili signore che preparano i piatti. Rigorosamente da mangiare con le mani, fronte mare, su dei tavolini alla buona un po’ al sole un po’ sotto gli alberi.

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Ci sono un sacco di persone del posto che mangiano qui, perciò non può che essere buono – d’altronde è sempre una garanzia – e così è stato.

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(Per contattare Binot, e qualsiasi driver a Bali, potete mandargli un whatsapp al numero +62 822 37447934. Tra i tanti che abbiamo preso, lui è stato uno dei due migliori, è molto bravo a raccontare la sua cultura, vi farà scoprire posti poco turistici e conosce tips e scorciatoie per evitarvi lunghe attese in mezzo alla folla.)